Storia teatro di strada

ACCENNI DI STORIA DEL TEATRO DI STRADA

Il teatro di strada ha una lunga e complessa storia, è presente nelle strade e nelle piazze fin dall’antico Egitto e nella cultura greco-romana.

Il tempo in cui le rappresentazioni si sono svolte in veri e propri edifici teatrali storicamente è molto limitato rispetto alle fasi dove lo spazio scenico era un luogo all’aperto; un mercato, una fiera, una piazza, una via o un sagrato di una chiesa.


Il teatro di strada nel Medioevo diventa il baluardo culturale, in conseguenza alla spinta barbarica che responsabile della distruzione di molti edifici teatrali.

E’ il teatro dei mimi e degli istrioni antichi (acrobati, giocolieri, musici, mimi, danzatori, cantastorie…), i suoi militanti sono istrioni, spesso vagabondi, che lo si voglia o no gli unici professionisti del teatro nel Medioevo, in seguito i giullari ne erediteranno il patrimonio tecnico-culturale.

Dal cinquecento fino al ventesimo secolo le particolarità e le tecniche dei saltimbanchi e dei giullari
da un lato sono andate esprimendosi negli spettacoli dell’edificio teatrale, dall’altro si sono ritrovati a dover affrontare una durissima battaglia per la sopravvivenza arrivata fino al nostro secolo.

In Italia per esempio e si ha un’inversione di tendenza solo verso gli anni ottanta ed in seguito con il decreto ministeriale del 2005 che ha avviato definitivamente il risorgere di quest’arte.

Negli anni del ventennio fascista infatti il Regio Decreto del 1931 n° 773 vietava l’esercizio del teatro di strada, salvo iscrizione ad un particolare registro.

Verso la fine del secolo scorso, finalmente il “teatro” lascia il “teatro” (inteso come luogo ad hoc) e torna di nuovo nelle piazze, per strada, riappropriandosi di quei spazi scenici che già gli appartenevano in passato con una consapevolezza tutta diversa, con la sperimentazione di soluzioni diverse, a una forma di comunicazione teatrale ormai sclerotizzata, spesso finalizzando la rivoluzione teatrale a intenti dichiaratamente politici, alla rivoluzione sociale e politica.

Oggi gli spettacoli di piazza tornano ad assumere un significato sempre più rilevante, i ricchi avvenimenti delle città, gli spazi urbani attrezzati e le magnifiche piazze pedonali permettono oggi agli spettacoli di piazza e di strada di riempire qualitativamente questi spazi.

Non solo la strada, ma anche spazi urbani diversi si prestano a trasformarsi in spazio scenico, e ciò che contraddistingue lo spettacolo di strada non è tanto il luogo specifico in cui avviene quanto l’assenza di un luogo ad hoc, tanto più che il fatto di svolgersi all’aperto non è sufficiente a fare di un’esibizione uno spettacolo di strada.

Il teatro popolare oggi va quindi di nuovo verso la gente, riscoprendo un decentramento antico.
Tutto ciò determina l’incontro anche con persone che non possiedono cultura teatrale e che forse non avrebbero altro modo per assimilare dal vivo questo tipo di esperienze.

La strada, soprattutto quando non si è coperti e si va all’avventura, è un momento di vittoria della comunicazione, un atto generativo di gioia. Nessun palcoscenico mi ha dato quello che ho avuto dalla strada, soprattutto facendo Il Diavolo e il suo Angelo dal 1979 al 1985.

Volevo incontrare la gente in cammino, chi sta fuori dal teatro e non è in atteggiamento da spettatore. Per me la strada, a partire dalle più lontane esperienze degli anni sessanta, è stata una grande educatrice di lingua e gesto.
(dalla prefazione di Giuliano Scabia)
del libro di Paolo Stratta
Il Teatro di Strada in Italia
Una piccola tribù corsara, dalle piazze alle piste del circo.

Eppure il teatro di strada non è considerato una tradizione del teatro, una storia dello spettacolo di strada non è mai stata redatta, una presenza inequivocabilmente continua e ampia, ma estromessa rispetto alla storia del teatro.

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